domenica 19 ottobre 2008

Disse Krishnamurti: "...per poter sperimentare la morte mentre siamo ancora vivi, dobbiamo abbandonare ogni sotterfugio mentale, ovvero tutto ciò che ci impedisce un'esperienza diretta.. siamo plasmati dal passato, dalle abitudini, dalla tradizione, dagli schemi di vita; siamo invidia, gioia, angoscia, zelo, godimento, ognuno di noi è questo, ovvero il processo di continuità.. ..ognuno è attaccato alle proprie opinioni, al proprio modo di pensare, ed ha paura che senza i suoi attaccamenti non sarebbe nulla, allora si identifica con la casa, la famiglia, il lavoro, gli ideali... ma quanti sono quelli capaci di porre fine a tale attaccamento e realizzare il distacco? E' necessario comprendere i processi del pensiero e la comprensione del pensiero è la cessazione del tempo.. il pensiero, tramite un processo psicologico, crea il tempo, e il tempo poi controlla e configura il nostro pensiero.. ..il senso di continuità è stato edificato dalla mente, quella mente che guida se stessa per mezzo di precisi schemi e che ha il potere di creare ogni sorta di illusione, lasciarsi intrappolare mi sembra una scelta tanto inutile quanto priva di maturità.. ..non sappiamo neppure cos'è vivere, come potremo mai sapere cos'è la morte? Vivere e morire potrebbero essere la stessa cosa, e il fatto che le abbiamo separate potrebbe essere fonte di grande sofferenza.. abbiamo separato la morte trattandola come un evento che accadrà alla fine della vita, tuttavia è sempre presente.. avendo paura di quella cosa che chiamiamo morte l'abbiamo separata dalla vita relegandole entrambi in compartimenti stagni separati l'uno dall'altro da spazi immensi.. ..una mente imprigionata in tale processo non riuscirà mai a comprendere, comprendere è libertà, ma tra noi sono ben pochi coloro che vogliono essere liberi.. ..lasciamo che l'oceano della vita e della morte sia così com'è.. ..l'io che ha goduto, sofferto e conosciuto, potrà continuare? L'io esiste solo a causa dell'identificazione con la proprietà, con un nome, una famiglia, con successi e fallimenti, con tutto ciò che siamo stati e vogliamo essere. Siamo ciò con cui ci siamo identificati: è di questo che siamo fatti, e senza di questo non siamo. Vogliamo che tale identificazione con gli altri, con le cosa e le idee non abbia fine, persino dopo la morte; ma si tratta davvero di qualcosa di vivo? Oppure non è nient'altro che una massa di desideri contraddittori, di progetti, di successi, di frustrazioni, un groviglio in cui il dolore supera la gioia? ..Meglio il conosciuto che il non conosciuto vero? Eppure il conosciuto è talmente piccolo, insignificante, limitante; il conosciuto è dolore, eppure si desidera che continui.. ..ci affanniamo molto per sapere, quando cessa ogni tentativo di sapere, c'è ancora qualcosa che la mente non è riuscita ad afferrare e a far quadrare. Il non conosciuto è infinitamente più grande del conosciuto: il conosciuto non è che un'imbarcazione in mezzo al mare del non conosciuto.. ..lasciamo che tutto scorra naturalmente.. ..la verità è assai strana: più la inseguiamo più ci sfugge. Non possiamo afferrarla in nessun modo, per efficace e astuto che sia; non possiamo imprigionarla nella rete del nostro pensiero. Comprendetelo a fondo e lasciate andare tutto. Nel cammino della vita e della morte dobbiamo camminare da soli; è un viaggio durante il quale conoscenza, esperienza e memoria non possono offrire alcun conforto. La mente deve essere ripulita da tutto ciò che ha afferrato nel suo bisogno di trovare certezze; i suoi dèi e le sue virtù devono essere restituiti alle società che li hanno generati. Occorre raggiungere una solitudine completa e incontaminata..."

martedì 22 luglio 2008

Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.
Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco e i puntini sulle ''i'' piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.
Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi e' infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza per inseguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli sensati.
Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.
Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce. Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.
Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicita'.


P. Neruda ;

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sabato 3 maggio 2008

"Cara Mamma
io prendo tutto da te,
Totalmente.
Io ti prendo per madre
e tu puoi avermi come figlio.
Tu sei la grande e io il piccolo,
tu dai
e io prendo.
Cara Mamma!
Sono felice che tu abbia scelto Papà
Voi siete gli unici genitori adatti a me,
solamente Voi."

Bert Hellinger

mercoledì 23 aprile 2008

Passi scelti dal Dhammapada

I Versi Gemelli

Siamo ciò che pensiamo.
Tutto ciò che siamo
è prodotto dalla nostra mente.
Ogni parola o azione
che nasce da un pensiero torbido
è seguita dalla sofferenza,
come la ruota del carro
segue lo zoccolo del bue.

Siamo ciò che pensiamo.
Tutto ciò che siamo
è prodotto dalla nostra mente.
Ogni parola o azione
che nasce da un pensiero limpido
è seguita dalla gioia,
come la tua ombra ti segue,
inseparabile.

<mi ha ingannato, mi ha derubato>>.
Abbandona questi pensieri
ti liberi dell'odio.

In questo mondo l'odio
non può porre fine all'odio.
Solo l'amore è capace
di estinguere l'odio.
Questa è la legge eterna.

In questo mondo tutti
siamo destinati a morire.
Ricordandotene,
come puoi serbare rancore?

Con la stessa facilità con cui il vento
sradica un fragile albero
le tentazioni trascinano
chi è alla ricerca del piacere,
chi è avido, pigro e debole.

Ma come il vento
non riesce ad abbattere una montagna,
nessuna tentazione scuote
chi è desto, energico,
fiducioso e vive semplicemente.

Se la tua mente non è limpida,
se sei insincero e incapace di controllarti,
invano indossi l'abito giallo.

Confondendo l'essenziale e l'inissenziale
perdi di vista la tua vera natura
e coltivi vani desideri.

Riconoscendo l'essenziale come tale
e l'inessenziale come tale
ritrovi la tua vera natura
e arrivi all'essenza.

Come la pioggia penetra in una capanna
il cui tetto non è ben impagliato.
Chi fa del male
soffre in questo mondo e nell'altro.

Chi fa del bene
gioisce in questo mondo e nell'altro.

Chi fa del male
soffre in questo mondo e nell'altro.
Soffre contemplando il male che ha fatto
e ancora di più soffre
scendendo nelloscurità.

Chi fa del bene
gioisce in questo mondo e nell'altro.
Gioisce contemplando il bene che ha
e ancora di più gioisce
innalzandosi nella luce.

CHi recita a memoria le scritture.
ma non le mette in pratica
è come un mandriano
che conta le vacche altrui.
Costui non è partecipe
della vita dello spirito.

Ma se pur conoscendo solo
una piccola parte delle scritture,
pratichi il dharma
abbandoni le passioni, l'odio e le illusioni,
coltivi la saggezza e la serenità,
non hai desideri
né in questo mondo né nell'altro,
allora veramente sei partecipe
della vita dello spirito.

II La Consapevolezza

La consapevolezza conduce alla vita eterna,
l'inconsapevolezza alla morte.
chi si è risvegliato alla propria vera natura
non muo0re.
l'inconsapevole vive come se fosse gia morto.

Il saggio, colui che ha compreso,
trova la sua gioia nella consapevolezza,
trova la sua gioia
nel cammino tracciato dai Buddha.

Perciò medita con perseveranza
per raggiungere il nirvana,
libertà ultima.

Perciò svegliati, osservati,
agisci con purezza e con attenzione
confermemente alla legge eterna
e la tua gloria crescerà.

Con la consapevolezza,
con la padronanza di sè,
il saggio si costruisce un'isola
che nessun diluvio può sommergere.

l'inconsapevole agisce distrattamente.
Il saggio invece custodisce la consapevolezza
come il suo tesoro più prezzioso.

Perciò non lasciarti andare all'inerzia
e non lasciarti trascinare dai desideri.
Concentra la tua energia nella meditazione
e scopri la felicità più grande.

Squarcia il velo dell'insonsapevolezza,
dall'alto della torre della saggezza
il saggio contempla l'umanità sofferente
come chi dalla vetta di una montagna
guarda verso gli abitanti della pianura.


Attento fra i distratti,
desto fra i dormienti.
il saggio si stacca dalla massa
come un veloce cavallo da corsa.

Grazie alla consapevolezza
Indra è divenuto signore degli dei.
Sempre preziosa è la consapevolezza,
sempre rovinosa l'inconsapevolezza.

Perciò il bhiiksyu che ama la consapevolezza
e teme il sonno dell'inconsapevolezza
brucia ogni legame
con il fuoco della sua pratica.

Il bhikshu che ama la consapevolezza
e teme il sonno dell'inconsapevolezza
non puo' ricadere nell'illusione.
Ha trovato la via verso la liberazione.

III La Mente

Come il fabbri raddrizza una freccia.
così il saggio governa i suoi pensieri.
per loro natura instabili, irrequieti
e difficili da controllare.

I pensieri fremono e si dibattono
per sfuggire alla morte
come pesci tolti alla loro dimora liquida
e gettati sulla terraferma.

La padronanza della propria mente,
ribelle, capricciosa e vagabonda,
è la via verso la felicità.

Il saggio osserva continuamente
i propri pensieri,
che sono sottili, elusivi ed erranti.
Questa è la via verso il la felicità.

I pensieri, incorporei ed erranti,
vagano lontano.
Raccoglili nella caverna del cuore
e liberati dalla schiavitù
del desiderio e della morte.

Come può una mente agitata
conprendere la legge eterna.
se la serenità della mente è turbata,
la saggezza non puè manifestarsi.

Il risvegliato,
colui la cui mente è serena
e ha trasceso il dilemma del bene e del male
è libero da ogni timore.

Questo tuo corpo è fragile
come un vaso di coccio.
Fai della tua mente una fortezza
e combatti le tentazioni con l'arma della saggezza.

Ben presto questo corpo
giacerà sulla terra,
privo di coscienza,
inutile come un ceppo bruciato.

Nessuno, neppure il tuo peggior nemico
può nuocerti quanto una mente indisciplinata.

Ma una mente disciplinata
è un'alleata preziosa.
Nessuno, né tua madre, né tuo padre,
né i tuoi amici,
può esserti di altrettanto aiuto.

IV I Fiori

Chi è in grado di andare al di là
di questo mondo
e del mondo della morte
con tutti i duopi dei?

Tu stesso lo sei,
scegliendo il cammino luminoso del dharma
con la stessa cura
con cui un giradiniere
sceglie i fiori più belli.

Questo tuo corpo
è come schiuma sulla cresta di un'onda,
nulla più che un miraggio.
Spezza i dardi fioriti del desiderio,
e va dove il re della morte
non può raggiungerti.

Come un'alluvione trascina via
un villaggio addormentato,
cosi la morte rapisce
chi è intento a cogliere
i viori del piacere,
immerso nel sonno dell'inconsapevolezza.

La morte coglie,
prima ancora che sia sazio
dei piaceri che cerca.

Il saggio si muove nel mondo come un'ape,
che raccoglie il nettare dei fiori
lasciandone intatti la bellezza e il profumo.

Anziché badare agli errori altrui
osserva i tuoi,
esamina ciò che hai commesso
e ciò che hai omesso di fare.

Le belle parole di chi non mette in pratica
ciò che predica
sono come fiori colorati,
ma senza profumo.

Ma le parole sincere di chi vive
la propria verità
sono come fiori colorati e profumati.

Come da un mucchio di fiori
si possono trarre molte ghirlande,
fa delle occasioni della tua vita
ghirlande di nobili azioni.

Per quanto penetrante,
il profumo del legno di sandalo o del gelsomino
non si propaga controvento.
Ma il profumo della virtù
si propaga in ogni direzione.
raggiunge ogni angolo del mondo.

Il profumo del legno di sandalo o del gelsomino
non va lontano.
Ma il profumo della virtù
si innalza fino agli dei.

Le tentazioni non sviano
chi vive nella virtù e nella consapevolezza,
chi ha trovato la libertà nella saggezza.

Il loto profumato che rallegra il cuore
cresce nel fango sul ciglio della strada.

Cosi fra i ciechi mortali
il discepolo del Buddha
splende per la sua saggezza.

V L'inconsapevole

Lunga è la notte per l'insonne,
lungo è il cammino per il viaggiatore stanco,
lungo il vagare attraverso molte vite
per l'inconsapevole
che non ha ancora trovato
la via del dharma.

Se non trovi una guida
o degni compagni di viaggio
va solo,
piuttosto che in compagnia degli inconsapevoli

L'inconsapevole è roso dall'ansia
per i suoi figli, per i suoi beni.
Ma come possono i figli o i beni appartenergli...
Lui stesso non si appartiene.

L'inconsapevole che sa di essere tale
è in parte saggio.
Ma l'inconsapevole che si crede saggio
è uno sciocco incurabile.

Come può un cucchiaio
percepire il sapeore della minestra?
L'inconsapevole può trascorrere tutta la vita
in compagnia di un Buddha
per comprendere la via.

L'inconsapevole è il peggior nemico di se stesso,
le sue azioni cieche producono frutti amari.
Perché fare ciò di cui ti pentirai?
Perché fare ciò che ti portetà lacrime?

Fa ciò di cui non ti pentirai,
fa ciò che ti porterà gioia.

Il male fatto nell'inconsapevolezza
può dapprima sembrare dolce come il miele.
Ma i suoi frutti sono amari
e fonte di sofferenza.

Per mesi puoi cibarti solo
di ciò che sta sulla punta di un filo d'erba.
Ma nessuna pratica ascetica
vale un sedicesimo
di un attimo di comprensione del dharma.

Come il latte appena munto
non inacidisce subito,
così il male fatto nell'inconsapevolezza
cova come fuoco sotto la cenere.

Il sapere non giova all'inconsapevole;
nella sua cecità, l'uso che ne fa
si ritorce contro di lui.

L'inconsapevole aspira al prestigio,
al predominio sugli altri monaci,
al potere nel monastero.

Vuole essere ammirato
per le sue opere,
vuole dettare agli altri
ciò che devono e non devono fare.
In questo modo coltiva in sé
l'attaccamento e l'orgoglio.

Due sono le vie:
una va verso l'acquisire nel mondo,
l'altra verso la liberazione.
Perciò il discepolo del buddha
non cerca gli onori,
ma solo la saggezza.

VI Il Saggio

Se ti imbatti in un saggio
che ti mostra i tuoi errori
e ti segnala i pericoli del cammino,
seguilo come seguiresti
chi possiede la mappa di un tesoro.

Lasciati ammonire, lasicati guidare,
lasciati distogliere dall'errore.

Un uomo cosiffatto è amato
da tutti coloro che cercano la verità.

Bevi alla sorgente del dharma
e vivi nella serenità e nella gioia.

Come il contadino incanala l'acqua,
come il fabbro raddrizza le sue frecce,
come il falegname lavora il legno,
cosi il saggio lavora se stesso.

Come una rupe non è scossa dal vento
egli non è scosso dall'elogio o dal biasimo degli uomini.
Nell'udire la verità,
il suo cuore diventa come un lago profondo,
limpido e calmo.

Non desidera nulla
e non parla a vuoto.
Qualsiasi cosa gli accada,
nella fortuna e nella disgrazia,
va per la sua strada
senza attaccarsi a nulla.

Non desidera né figli, né ricchezza, né potere,
per sé o per altri.
Non cerca di imporsi
con mezzi sleali.

Pochi sono coloro che arrivano all'altra sponda.
La maggior parte degli uomini
si agita su e giù lungo questa sponda.

Ma coloro che vivono il dharma
arrivano all'altra sponda,
al luogo dove la morte non ha potere.

il saggio lascia la via dell'oscurità
per quella della luce.
Lascia la propria casa nel mondo
per dimorare soltanto in se stesso.

Abbandonando ogni desiderio
e ogni senso di possesso,
purifica il suo cuore
e conosce la gioia.

Ben radicato nei sette elementi
dell'illuminazione,
libero da ogni attaccamento e appetito,
raggiunge la libertà ultima
e diviene un faro per questo mondo.

sabato 12 aprile 2008

Da Giacobbe

Tu, viandante dell'universo
che attraversi la vita come una meteora,
non rendere vana la tua caduta nel vuoto
non giungere nulla nel nulla
ma dai un senso alla tua effimera presenza
in questa effimera realta'
coltivando la più sublime delle realizzazioni
e la meta più alta della Coscienza
che rende grande la Materia:
l'amore attraverso il non attaccamento.
Un buddha è dentro di te:
fallo crescere fino a divenire
un'altra sua incarnazione.
Nell'eterno fluire dal nulla al nulla
fà che fra un nulla e l'altro
la Coscienza e l'Amore
prendano il loro posto nell'evoluzione
di questo universo...

lunedì 7 aprile 2008

l'amore per gli animali...

L’amore per gli animali
di Giovanni Peccarisio
La terra fisica e l’esistenza in un corpo fisico è un momento di passaggio che l’essere umano deve compiere durante il suo cammino evolutivo. L’uomo proviene dallo Spirito e ritornerà allo Spirito.
Il Mondo Spirituale è la sua vera patria, dall’unità nel presente costituzionalmente frantumato e ritornerà di nuovo all’unità, quando le sue parti costitutive inferiori (corpo fisico, corpo eterico, corpo astrale) verranno purificate e spiritualizzate dal suo nucleo centrale incorrotto e incorruttibile: l’Io, anch’esso di natura spirituale. L’evoluzione cosmica si svolge secondo il principio della spirale ascendente. Succede così che esseri che svolgono la loro evoluzione nel medesimo periodo di tempo possono trovarsi a differenti livelli di sviluppo. Chi è più in alto chi è più in basso. E’ successo e succede anche agli uomini di trovarsi su di un gradino di evoluzione spirituale inferiore rispetto agli esseri delle gerarchie superiori.
Anche l’uomo stesso si trova ad un gradino di evoluzione spirituale inferiore rispetto agli esseri delle gerarchie superiori. Nella sua “Scienza Occulta” Rudolf Steiner ci svela che nello stadio precedente all’evoluzione terrestre, quello della Luna, gli Angeli passarono il loro stadio evolutivo di uomo, lasciando indietro degli esseri spirituali, che dovettero percorrere un cammino ad un livello inferiore, non essendo stati in grado di compiere il passaggio ad Angeli. Questi esseri furono e siamo noi, gli uomini attuali.
Gli Angeli hanno potuto proseguire la loro evoluzione perchè lasciarono indietro noi uomini. Ma l’Amore Cosmico afferma che chi è più avanti “deve” aiutare chi è rimasto indietro, dove il deve coincide con il può e vuole. Tutte le Gerarchie ci aiutano durante la nostra vita e gli Angeli, occupando il gradino gerarchico successivo al nostro, ci aiutano addirittura individualmente. Un singolo Angelo è adibito alla cura di un solo uomo. Ci curano, ci sostengono con puro Amore, in quanto come è già stato detto, essi possono avanzare nella loro evoluzione avendo lasciato a noi e in noi, tutto ciò che era loro di impedimento.
Se sostituiamo al termine Angeli quello di uomini e a quello di uomini quello di animali, vegetali, minerali, in rapporto alla nostra evoluzione umana abbiamo una situazione simile. Soprattutto in rapporto al mondo animale, che ci è più vicino, noi in qualità di uomini dovremmo provare per gli animali tutti i sentimenti di compassione vera, non sentimentalistica e sentimenti di piena gratitudine. La loro coscienza è sognante, il loro io non è di questo mondo, la loro anima è collettiva. Un’anima per ciascuna specie. La loro parte costitutiva più alta è il corpo senziente. Tutto il mondo animale ciascun uomo lo porta in sè, nel suo mondo istintuale di sensazioni e sentimenti collegati. Perciò ciascun animale che ci circonda è una immagine resa visibile di un nostro istinto, di un nostro sentimento istintivo. Essi non avendo un io individuale non possono distinguere il Bene dal male, sotto questo aspetto sono puri, innocenti dipendono dalla necessità. Secondo il nostro punto di vista umano la loro libertà si manifesta negli impulsi del loro corpo senziente, che non può diventare un vero corpo astrale in senso umano non potendo veicolare un io, in quanto quest’ultimo non può raggiungere il grado della coscienza.
Ma proviamo a chiederci dove l’io umano agisce in maniera non cosciente. La risposta è nel nostro ricambio a livello fisico e nella parte della nostra volontà correlata al medesimo per quanto riguarda l’ambito animico. Alla luce di questa considerazione soprattutto riguardo agli animali che ci circondano più da vicino: gli animali domestici, possiamo affermare che essi non potendo seguire a piacimento la loro natura nel soddisfacimento dei bisogni primari (cibo, istinto sessuale, movimento ecc...) sono costretti a dipendere “in toto” dall’uomo. Uno dei principi fondamentali dell’arte dell’educazione afferma: Si educa nel modo più sano ed efficace, quando la parte costitutiva superiore dell’educatore agisce sulla parte costitutiva inferiore del sottoposto (alunno o studente).
Ad esempio: tramite l’io si educa il corpo astrale, con l’astrale l’eterico, con l’eterico il fisico. Ma questa legge per sua natura è una spada a due tagli, può agire sia in positivo sia in negativo. L’io debole dell’educatore non è in grado di controllare l’astrale dell’allievo, un astrale non purificato o non equilibrato influisce in maniera negativa sul corpo vitale che a sua volta fa ammalare il corpo fisico. Per quanto riguarda gli animali avendo essi come parte costitutiva più alta il corpo senziente, che assieme all’anima senziente è una parte costitutiva del corpo astrale, ed essendo esso indissolubilmente vincolato ai bisogni primari, per poterli correttamente educare noi uomini dobbiamo agire, tenendo presente quanto detto sopra, partendo dal nostro io non inferiore, ma superiore (cosciente). Coscienti del fatto che questi nostri fratelli minori come li definì in modo esemplare Rudolf Steiner, si sono caricati di ciò che avrebbe impedito di proseguire la nostra evoluzione.
Coscienti del fatto che vivendo vicini ad essi gomito a zampa dobbiamo dominare i nostri impulsi astrali inferiori, perchè quando li proiettiamo fuori di noi essi li accolgono totalmente senza nessuna difesa, non avendo un io che li filtra, in tal modo possono diventare alla fine germi di malattia fisica. Dovremmo prendere l’esempio dalla pazienza, tolleranza, amore, rispetto della nostra natura che le Gerarchie Spirituali hanno nei nostri confronti. Noi per gli animali siamo degli esseri superiori, degli Dei e come tali non dovremmo, anzi dobbiamo comportarci verso di essi con rispetto e amore, se vogliono ringraziarli per il loro sacrificio, che compiono giorno dopo giorno. L’amore più giusto che dobbiamo portare nei loro confronti è di natura famigliare, imparando a trattarli come fratelli minori sempre e in ogni caso nel rispetto della loro natura . Questo nostro Amore non porterà soltanto il risultato di farli vivere nella maniera più confacente alla loro natura, ma agirà anche aldilà della fine della loro esistenza fisica, poichè se giorno dopo giorno li trattiamo con questa consapevolezza, essi dopo morti invece di ritornare all’anima di gruppo diventeranno spiriti elementari che continueranno a starci intorno spiritualmente e aiutarci, dimostrandoci in tal modo la loro gratitudine per averli riconosciuti, rispettati e soprattutto amati
Giovanni Peccarisio Laureato alla "Libera Università della Scienza e dello Spirito" di Dornach (Svizzera), come Maestro Waldorf (scuole steineriane) e Maestro di pittura.